L’ARTE PREZIOSA E RAFFINATA DI RICCARDO ZANCANO
In questa sezione vengono pubblicate le recensioni sull’arte del Maestro, concepite da numerosi e autorevoli critici d’arte
VOLI PREZIOSI
Più reale del reale, un iperrealismo spinto cercando la perfezione nei colori, nella situazione, nell’attimo catturato, nella forma, per andare oltre il visibile ed approdare ad una riflessione sulla vita, sulla Natura, sulla bellezza, ma anche sulla fragilità e le debolezze.
Tutti aspetti che si ritrovano nei dipinti di Riccardo Zancano dove, accanto ad un evidente amore e rispetto per il mondo animale, l’artista pone l’attenzione sulla necessità di preservare e difendere una Natura sempre più sotto scacco. Ecco allora che si fa “Speranza” la difesa dell’ultimo uovo del pinguino reale, ritto su un lembo di ghiaccio, mentre la pernice, mimetizzata nella neve, cerca di evitare “L’agguato” per mano dell’uomo, metafora di una convivenza non sempre semplice e pacificata.
Ma non è solo il rapporto uomo-natura ad essere indagato, “Il ciclo della vita” riguarda da vicino ogni specie, il predatore, qui rappresentato da un uccello dal magnifico piumaggio variopinto, sopraffà la preda senza indugiare per nutrirsi. Sopravvivenza quindi che riguarda tutti indipendentemente, anche il piccolo volatile tropicale che poggia il suo becco sul fiore per succhiare il suo “Prezioso istante”, e il Tucano, comodamente adagiato tra le “Gocce di rugiada”, è pronto a spiccare il volo al percepire di un possibile pericolo imminente.
Tutti brani che Riccardo Zancano traduce attraverso una pittura preziosa e d’effetto, dove il colore ad olio, steso con sapienza, si presta perfettamente ad interpretare una Natura lussureggiante e maestosa, dai toni brillanti e saturi, arricchita da gemme preziose e semipreziose, tagliate e lavorate dall’artista stesso ed inserite con un preciso significato. Onice nero, Granato verde, Acquamarina, Opali, Diamanti, Smeraldi, Tanzanite, Madreperla definiscono pupille, gocce, foglie, piccoli elementi aggettanti e pregiati si confondono tra le pennellate donando nuova luce alle composizioni. Così le “Tentazioni” innocenti del pettirosso, che indugia sulle foglie, illuminate da Smeraldi e Acquamarina trasparente, sotto lo sguardo vigile e minaccioso del coccodrillo si accostano il Martin pescatore e la strelitzia de “Il contendente (alla bellezza)”, accumunati da stesse forme e cromatismi ed entrambi tesi a diventare detentori unici di una bellezza più intima profonda, come quella del cuore e dell’anima.
Curatrice Mostra Personale: Cristina Feresin – 2021
RECENSIONE ARTISTICA PER L’OPERA INTITOLATA “CONVIVENZA”
“La convivenza” di Riccardo Zancano riporta su tela una situazione di tensione sottesa in una stasi momentanea. Immersi nella neve un orso, un gufo (le due figure spiccano per la loro verticalità e presenza) e un Lemming osservano lo spettatore senza dare cenno di volersi muovere. In questa maniera la caccia non avviene all’interno del dipinto, dal momento che la preda si trova altrove. La sensazione di disagio che si avverte è la nostra, destata dagli sguardi imperscrutabili e magnetici degli animali, che risaltano nel bianco grazie all’utilizzo di pietre semipreziose.
a cura dell’Ass. Spoleto Arte (marzo 2018)
TESTO CRITICO DI RICCARDO ZANCANO
Creativo a tutti i costi, Riccardo ha nella sua faretra numerose frecce da scagliare. Frecce fatte di competenze alchemiche che, scoccate dal suo fecondo arco, inventano e scoprono una nuova tecnica. Pittura ad olio arricchita nel suo insieme da pietre preziose. Figurativa dal sapore naturistico, resa elegante dalla cura dei particolari e dall’impiego di gemme come l’Acquamarina e l’Ambra (tra le sue preferite). La ricerca del dettaglio e l’uso di pigmenti speciali, ci fanno comprendere la meticolosa voglia di sperimentare dell’artista che, prima di tutto, è un uomo e come tale ha bisogno di emozionare cristallizzando questo suo divenire sulla tela.
Raffinato Zancano anche nella scelta delle cornici delle sue tele che, rifinite a foglia oro, barocche, parlano una lingua classica, quasi perduta.
La sua è un’arte colma di esperimenti tecnici e introspezione onirica, ingredienti essenziali per una continua e fruttuosa evoluzione.
a cura del Prof. Gian Pietro Rocchi (gennaio 2018)
TESTO CRITICO DI RICCARDO ZANCANO
Riccardo Zancano nasce nel 1971 a Trieste, dove vive e lavora. Artista figurativo, si dedica principalmente alla pittura ad olio. Appassionato di gemmologia e taglio delle pietre preziose, Zancano riesce a rendere la trasparente materialità dei minerali con la fluidità delle vernici liquide. L’artista vede nella natura la massima espressione della bellezza e il suo amore per i dettagli lo porta ad avere uno sguardo attento e sensibile sugli oggetti e le cose tutte. Affascinato da minuzie quasi invisibili, e di tutto ciò che l’occhio umano fa fatica a cogliere con immediatezza la sua principale preoccupazione è quella di rivelare i particolari che affollano misteriosamente il mondo. Per Zancano un dettaglio rimane irriducibile ad una parte o ad un elemento inseparabile della totalità unificata di un’immagine.Così le suggestioni a cui egli fa riferimento sono restituite attraverso un approccio macroscopico acquisendo un valore autonomo. L’artista genera in questo modo un’estetica innovatrice, un vero e proprio elogio del particolare, che rompe in modo radicale con l’estetica classica della pittura.
Pubblicato nel catalogo personale Arte Salerno 2017
a cura di Rosita Taurone
L’ARTE PREZIOSA DI RICCARDO ZANCANO
Riccardo Zancano, nato a Trieste nel 1971, coniuga egregiamente la materialità delle pietre preziose con la fluidità delle vernici liquide della pittura a olio. Molto interessante è anche il suo percorso artistico. Inizialmente Riccardo Zancano si è avvicinato al mondo dell’arte, disegnando con particolare abilità, oggetti preziosi da gioielleria. Dopo avere frequentato i primi Corsi di Gemmologia e Taglio delle pietre preziose, arte questa che era già ben collocata all’interno del suo potenziale artistico, nel 2002 si trasferisce a Valenza Po, in provincia di Alessandria, dove nel 2003 consegue il titolo di “Maestro d’Arte” in “Arte delle Pietre dure e delle Gemme” presso l’Istituto Statale d’Arte “B. Cellini” in Valenza Po. Questo prezioso attestato di “Maestro D’Arte”gli consente contemporaneamente di frequentare importanti stages formativi in note Taglierie di pietre preziose, iniziando così a lavorare indirettamente per le più rinomate griffe della gioielleria italiana. Questo incisivo percorso formativo gli permette di realizzare in Trieste, la sua città, un piccolo laboratorio privato di taglio delle pietre preziose. Nel 2007 la luce e i colori delle pietre preziose risvegliano nel suo animo, un’altra grande passione che è quella per la pittura a olio. La solidità della materia unita alla fluidità della stessa, gli permettono di esprimersi completamente e complementariamente all’insegna del colore, dell’estetica e della preziosità. Sono frammenti dell’anima poetica dell’artistica che riescono in questo modo a concretizzarsi e a manifestarsi. Tra il 2009 e il 2012 prosegue nei suoi studi formativi, con la chiara e determinata volontà di potere evolvere al meglio, conseguendo il Diploma di Scuola superiore di secondo grado in “Decorazioni pittoriche” presso l’Istituto d’Arte “U.Nordio” di Trieste.
Nel 2014 segue i Corsi di “Disegno di nudo” presso l’Accademia di Fumetto di Trieste, dove perfeziona la tecnica a carboncino, sanguigna e acrilico su cartoncino. L’arte di Zancano riesce in questo modo a coniugare la classicità del taglio di pietre preziose con la contemporaneità dell’espressione pittorica. Le pietre preziose costituiscono un insieme di materiali di diverse origini che sono suscettibili ad essere lavorati per accrescerne sia l’estetica che il pregio. Si possono definire pietre preziose o gemme tutte quelle specie di varietà minerali che conseguentemente al taglio e alla lucidatura, possono essere utilizzati in lavori di gioielleria. Fra le tante gemme, in realtà la rarità di queste pietre grezze naturali è determinata dall’insieme di tre fattori fondamentali: dalla purezza, dall’intensità del colore e dal loro peso. Successivamente subentrerà anche il quarto fattore fondamentale dopo la lavorazione del minerale grezzo, ovvero la tipologia e la qualità del taglio, che determinerà in fine la loro preziosità. Zancano utilizza queste sue abilità, in qualità di tagliatore di pietre preziose, per associarle ad altre sue qualità e per realizzare infine una forma di pittura più ricca e completa. Da questo connubio di diverse tecniche artistiche hanno avuto origine alcune sue opere quali: ”Il ciclo della vita” realizzata nel 2008, con olio su tela e pietre semi preziose, onice e granato- tzavorite. Questa è stata la sua prima opera pittorica ed ha una dimensione di 40×30 cm. A seguire fra le altre sue creazioni “Gocce di rugiada” realizzata con olio su tela e pietre semi preziose, quali acquamarina, opale, copale, ambra, onice e crisoprasio. Questa opera realizzata nel 2014 ha dimensioni di 50×50 cm.
Poi ancora l’opera: “Prezioso istante” realizzata con olio su tela e pietre preziose, quali smeraldo, tanzanite (la pietra preziosa preferita dall’artista), tormalina-rubellite, topazio, granato-tzavorite e a queste Riccardo Zancano ha associato anche i due diamanti per sugellarne ulteriormente la preziosità. L’opera è stata realizzata nel 2014 ed ha una dimensione di 35×25 cm. I soggetti di queste opere ritraggono volatili, fra i quali il tucano, riprodotti attraverso mille sfumature variopinte che l’artista ha minuziosamente composto attraverso la riproduzione di un piumaggio variegato e policromo, al fine di presentare una visione quanto mai realistica e vera. Le pietre, aggiunte su olio su tela, dopo essere state lavorate e tagliate in piccole dimensioni, contribuiscono a completare l’opera pittorica e Zancano le utilizza per dare maggiore vivacità allo sguardo, in modo tale che l’occhio possa sembrare quanto mai vivo e luccicante. Un’altra peculiarità delle opere di Riccardo Zancano è quella di invitare l’osservatore a “cercare” le pietre preziose che si mimetizzano nei colori del dipinto stesso, quasi come fosse un gioco, spesso riconducibili e attribuibili a concetti ben precisi. La soluzione del rebus sarà svelata guardando l’opera da una prospettiva diversa laterale, in modo da individuare rapidamente l’esatta collocazione delle pietre applicate.
Suggestioni poetiche che si ispirano all’amore per la natura e che richiamo e rinsaldano ulteriori suggestioni, creando un vortice di emozioni che conduce a riflettere sull’autenticità di valori di primaria importanza, quali l’arte, la natura e tutto quanto di prezioso queste ci possano offrire. Amante dell’estetica classica, vissuta e filtrata attraverso ogni minima sfumatura, Zancano prosegue la propria ricerca espressiva ed artistica, impegnandosi nell’esplorazione della rappresentazione del nudo femminile e di alcune tematiche sociali di profondo spessore, tenendo costantemente a mente la dualità fra materialità e fluidità, al fine di comprendere e realizzare al meglio quella totalità concettuale, verso la quale ogni artista autentico anela urgentemente. Alla continua ricerca della novità, conservando il meglio della classicità, nel tentativo spesso riuscito di approdare ad una nuova forma di contemporaneità come l’artista stesso definisce: “la pittura di alta classe”. Di recente ha esposto le sue opere in importanti Mostre Collettive, fra le quali quelle organizzate da Galleria Farini Concept a Bologna, dove ha riscosso successi e consensi che lo spronano a continuare e ad espandere il proprio percorso artistico e creativo, che a maggior ragione qui si può definire anche prezioso.
Pubblicato sulla Rivista d’Arte Contemporanea “Juliette Art Magazine” n-173 june 2015
Recensione artistica di Rosetta Savelli, scrittrice e blogger.
TESTO CRITICO DI RICCARDO ZANCANO
L’esperienza pittorica di Riccardo Zancano si identifica con una ricerca di immagini legate a un naturalismo dalle magiche e poetiche cadenze figurative, da una sequenza di sensazioni emozionali, che attestano il valore di una tecnica di disegno dalla sapiente e abile orchestrazione strutturale e da un’indagine espressiva, che si esplica in una consolidata maturità artistica e in un assetto stilistico sempre controllato, calibrato e ponderato nel minimo dettaglio. Zancano opera all’insegna di una pittura, che trova la sua linfa vitale trainante nell’orientamento incline al realismo e all’iperrealismo. Niente viene mai affidato alla pura casualità esecutiva, né ad una gestualità realizzativa incontrollata e non meditata a monte. Osservando i suoi lavori, si percepisce una felice e armonica sintesi compositiva d’insieme, una capacità di trasmettere nei dipinti le emozioni interiori più profonde e radicate e di imprimere alle rappresentazioni una tensione emotiva, che le percorre e le anima di vitale moto proprio. L’emozione, che egli trasferisce nelle creazioni, appartiene ad un’indagine sperimentale e dinamica, a una visione delle cose, che affascina l’osservatore con garbata, sobria e raffinata eleganza, individuando una pagina narrativa di lieve e soave lirismo e al contempo di misteriosa contemplazione. La sua è una pittura, che pur restando ancorata saldamente a evocazioni di matrice figurale, si spinge al di là e oltre i confini circoscritti e delimitati del puro impatto estetico per entrare nello spazio dell’immaginazione, della fantasia e del sogno, sollecitando lo spettatore a un’interpretazione libera e incondizionata e offrendo chiavi di lettura sfaccettate.
La pittura acquista una propria valenza espressiva distintiva, come una “scrittura virtuale” per immagini, fatta con la tavolozza, una suggestione che la trasforma in elaborati di autentica e certosina perizia e precisione ideativa ed esecutiva, avvalendosi anche dell’utilizzo di pregiate pietre preziose, incastonate nelle opere con una lavorazione del tutto inedita e speciale, di sua propria esclusiva applicazione. Si evince un’atmosfera di contorno di delicata sospensione, una dimensione incontaminata e quasi incantata, che funge da cornice ai soggetti protagonisti e avvolge le ambientazioni. Si ravvisa il desiderio espressivo di fissare un pensiero, un sentimento, un’emozione, un insieme di colori, segni e forme, descrivendo e racchiudendo nello spazio pittorico la “magia” dell’essere e dell’esistere. L’artista “s’inebria” del pathos creativo e lo spettatore guarda l’opera fatta, costituita da linguaggi silenti ma non meno eloquenti, mantenuti volutamente un po’ celati e reconditi e si accosta al racconto proposto come assorto davanti al paesaggio interiore trasfigurato, che diventa un simbolico paesaggio di riflessione e meditazione contemplativa. È come se lo spettatore si trovasse a pensare alla natura e alle meraviglie del creato immerso in un’atmosfera senza tempo, perenne e perpetua, dove anche il silenzio di sottofondo non risulta mai “vuoto”, ma è “un soggetto” e “un’entità” a sé e diventa esso stesso insostituibile e indispensabile “voce recitante” all’interno della piattaforma scenica.
Nell’arte di Zancano questa visione assurge al significato di paradigma e parabola pittorica dello spazio, del tempo, della vita, del senso dell’esistere. La natura è concepita come luogo-simbolo di “nutrimento spirituale” e le creature che la popolano sono “esseri celestiali”, che si protendono e si librano verso un pensiero d’eternità, il pensiero di una realtà ideale, da proteggere, custodire e tutelare. La poetica pittorica di Zancano si rivolge dunque alla natura e la serie delle componenti narrative è estremamente meditata e sentitamente interiorizzata e viene sorretta dalla qualità e dallo spessore di un’attenta analisi e indagine espressiva, che garantisce una resa d’insieme di ottimale costruzione scenica. La sua arte “calma, pacata e ponderata” è sostenuta e guidata dalla ricerca tecnica e strumentale e dalla soave e colta proiezione riflessiva, che si traduce in una filosofia di vita e di pensiero e che contribuisce a rendere più espressive, a corroborare, ad accendere e ad alimentare in modo “squisitamente” ricercato le raffigurazioni. Per lui dipingere significa evocare luoghi della memoria e ambientazioni paradisiache da sogno, dove il trionfo dell’arcobaleno colorato illumina lo scenario e tutto quanto viene avvolto dal “sentimento” della natura e dal “sentimento” del tempo incantato. Un tempo quasi mistico, simbolicamente “proustiano”, intenso e impregnato dal profumo delle stagioni, dai sentimenti, dai ricordi, dalle emozioni. Un tempo della ricerca di fragranze, di odori, di sapori, di momenti straordinari da vivere in mezzo alla natura. La magica poesia dei colori della natura, con l’intensità della luce e le trasparenze luminose dei giochi chiaroscurali, consentono di ottenere degli effetti di sorprendente realismo e di accentuare l’impatto emozionale del fruitore. Lo spazio fantastico della visione inserito nelle opere equivale alla dimensione spirituale, di equilibrio e leggerezza, di mirata e bilanciata armonia totale. Tra realtà e fantasia i quadri si trasformano in suadenti “fiabe” pittoriche con immagini pulite ed essenziali e al contempo fortemente simboliche, frutto di stimoli interiori, che sollecitano l’atto del dipingere e si congiungono alla sensibilità introspettiva e alla capacità di acuta osservazione, in un rapporto dialogico completo e articolato. Accogliendo il senso romantico e sentimentale delle cose e assaporando l’essenza della natura, Zancano ne recepisce appieno il “respiro vitale”: il volo di un uccello nel battere d’ali, lo schiudersi di un fiore, il fremito di un ramo foglioso e rugiadoso, celebrandone la bellezza sublime e l’incanto di un tempo sospeso, che trasporta le cose dalla realtà alla visione onirica.
a cura della Dott.ssa Elena Gollini
COMUNICATO STAMPA
Inaugurata da Vittorio Sgarbi, la mostra collettiva al Museo Gipsoteca Canova ospita le creazioni di Riccardo Zancano
Scritto da ufficio-stampa il 10 maggio 2015. Pubblicato in Arte, Cultura
Mancano ormai pochi giorni all’inizio dell’attesissima mostra collettiva “Contemporary Art Expo”, allestita nel secolare contesto del Museo Gipsoteca Canova di Possagno (TV) dal 9 maggio al 2 giugno 2015. L’inaugurazione è prevista per sabato 9 maggio, alle ore 18.30, e vedrà la presenza straordinaria del rinomato Prof. Vittorio Sgarbi, nominato ambasciatore ufficiale dell’Expo, che in occasione terrà una prestigiosa visita guidata all’interno del Museo. L’organizzazione dell’evento è del manager della cultura Salvo Nugnes, presidente dell’Associazione culturale “Spoleto Arte”.
Nell’esclusiva selezione di artisti che prendono parte all’esposizione, sarà presente anche il triestino Riccardo Zancano. Zancano è un pittore originale: soggetto principale delle sue tele è la natura, che rappresenta con colori vivaci e particolari giochi chiaroscurali, che illuminano lo sfondo pittorico, arricchito anche dall’uso di pietre preziose, applicate sulle tele in modo autentico e direttamente ricavate dall’artista dal minerale grezzo. I suoi dipinti, contraddistinti da profonda armonia ed equilibrio compositivo, affascinano lo spettatore, che rimane quasi rapito davanti alla natura rappresentata, immersa in un’atmosfera magica e incantata, perenne e senza tempo.
A proposito dello stile distintivo di Zancano afferma la dottoressa Elena Gollini: “Tra realtà e fantasia, i quadri si trasformano in suadenti “fiabe” pittoriche con immagini pulite ed essenziali e al contempo fortemente simboliche, frutto di stimoli interiori, che sollecitano l’atto del dipingere e si congiungono alla sensibilità introspettiva e alla capacità di acuta osservazione, in un rapporto dialogico completo e articolato. Accogliendo il senso romantico e sentimentale delle cose e assaporando l’essenza della natura, Zancano ne recepisce appieno il “respiro vitale”: il volo di un uccello nel battere d’ali, lo schiudersi di un fiore, il fremito di un ramo foglioso e rugiadoso, celebrandone la bellezza sublime e l’incanto di un tempo sospeso, che trasporta le cose dalla realtà alla visione onirica”.
Tags: artista, attesissima mostra collettiva, creazioni, inaugurazione, Museo Gipsoteca Canova, opere, protagonista, Riccardo Zancano, rinomata mostra, vittorio sgarbi
A cura della Dott.ssa Elena Gollini
COMUNICATO STAMPA
inaugurata con successo la mostra organizzata da “Spoleto Arte”, Riccardo Zancano fra i noti ad esporre
Scritto da ufficio-stampa il 14 maggio 2015. Pubblicato in Arte, Cultura
E’ stata un successone la serata svoltasi in data sabato 9 maggio 2015 presso il Museo Gipsoteca Canova di Possagno in occasione dell’inaugurazione della mostra “Contemporary Art Expo”. L’esclusivo evento è stato organizzato dal manager della cultura, nonché presidente di “Spoleto Arte”, Salvo Nugnes, e ha visto la partecipazione straordinaria del celebre critico d’arte Vittorio Sgarbi, il quale ha guidato in modo brillante gli ospiti in una visita tra le incantevoli opere del grande artista neoclassico Antonio Canova.
Uno degli artisti espositori alla mostra, che sarà aperta al pubblico con ingresso libero fino al 2 giugno, è Riccardo Zancano, con la sua pregiata opera dal titolo “Prezioso istante”.
La Dott.ssa Elena Gollini afferma in riferimento al suo originale modo di dipingere: “La pittura acquista una propria valenza espressiva distintiva, come una “scrittura virtuale” per immagini, fatta con la tavolozza, una suggestione che la trasforma in elaborati di autentica e certosina perizia e precisione ideativa ed esecutiva, avvalendosi anche dell’utilizzo di pregiate pietre preziose, incastonate nelle opere con una lavorazione del tutto inedita e speciale, di sua propria esclusiva applicazione. Si evince un’atmosfera di contorno di delicata sospensione, una dimensione incontaminata e quasi incantata, che funge da cornice ai soggetti protagonisti e avvolge le ambientazioni. Si ravvisa il desiderio espressivo di fissare un pensiero, un sentimento, un’emozione, un insieme di colori, segni e forme, descrivendo e racchiudendo nello spazio pittorico la “magia” dell’essere e dell’esistere. L’artista s’inebria del pathos creativo e lo spettatore guarda l’opera fatta, costituita da linguaggi silenti ma non meno eloquenti, mantenuti volutamente un po’ celati e reconditi e si accosta al racconto proposto come assorto davanti al paesaggio interiore trasfigurato, che diventa un simbolico paesaggio di riflessione e meditazione contemplativa. […] Nell’arte di Zancano questa visione assurge al significato di paradigma e parabola dello spazio, del tempo della vita, del senso dell’esistere”.
Tags: Museo Gipsoteca Canova, Riccardo Zancano, vittorio sgarbi
A cura della Dott.ssa Elena Gollini
TESTO CRITICO DI RICCARDO ZANCANO
Il mondo artistico di Riccardo Zancano si estrinseca attraverso l’affiato lirico, che avvolge e prevede ciascuna delle sue composizioni pittoriche. Luminose, leggere, vibranti di vitale dinamismo e di delicati toni e accenti poetici di contorno, le atmosfere dipinte risultano una testimonianza concreta del moto dell’animo e della spiccata sensibilità, che lo guidano nell’atto creativo.
La sua pittura è un inno simbolico alla natura, alle bellezze del creato, alla gioia di vivere e di fare arte. Gli elementi segnici e cromatici, di elegante e raffinata declinazione e intonazione, sono combinati in bilanciato equilibrio compositivo insieme a pietre preziose, sapientemente incastonate dentro alla rappresentazione figurativa, che accentuano l’originale e non consueta formulazione espressiva di pregnante intensità scenica.
a cura della Dott.ssa Elena Gollini
MONOGRAFIA DI RICCARDO ZANCANO
Creatore di idee è una definizione estremamente particolare che, tuttavia, rispecchia l’arte ed il percorso di Riccardo Zancano, maestro d’arte triestino che alla pittura è approdato in maniera quasi casuale.
Le coincidenze hanno da sempre rappresentato un punctum capitale nella vita di Zancano, che nasce, artisticamente, come tagliatore di pietre preziose, portando la sua ricerca all’interno del mondo dell’oreficeria, un universo che trae le proprie radici dalla tarda preistoria e, attraverso corsi e ricorsi, mutua lo stile in continua metamorfosi della cultura e della società che rappresenta. Un’arte che fa della precisione, dell’ideazione di stilemi e della ricerca del particolare, il proprio punto di partenza e di arrivo. Zancano, a ciò, ha aggiunto la conoscenza gemmologica, l’arte del taglio di pietre preziose e semipreziose che ha trasposto in pittura.
Il primo grado di traduzione, dall’ideale al materiale, avviene già nella fase in cui Zancano, personalmente, sceglie, con cura estrema, le pietre grezze che saranno poi dispensatrici di una bellezza evoluta, derivata dalle fasi di taglio che l’artista stesso andrà a realizzare e che, trasformatesi, poi, in gioielli, andranno ad accompagnare e valorizzare altrui bellezze. Come si giunge, tuttavia, dalla passione per la gemmologia alla pittura? Il caso, ancora una volta, è intervenuto, agendo sull’indole di un uomo che ama le sfide, che esalta il proprio ego affrontando le difficoltà che sono alla base del nuovo e dell’ignoto. Dopo aver appreso le tecniche gemmologiche e di taglio, portando avanti questa straordinaria attività da circa quindici anni, un regalo inatteso, un corso di pittura, ha suscitato in Zancano la più fervida curiosità. L’impegno con cui ha affrontato la nuova sfida, strada a tratti impervia, lo ha visto, poi, diventare “Maestro d’arte”. Tuttavia, i percorsi della vita, frastagliati, lo hanno, per qualche tempo, allontanato dalla pittura.
Quello che potrebbe esser definito un curriculum artistico e che vede affiorare diverse esperienze anche in ambito teatrale e cinematografico, hanno permesso a Zancano di validare ed ampliare sempre più l’eclettismo e la multiforme personalità che lo rendono, per l’appunto, una persona, e dunque, un artista, sì poliedrico.
Il periodo a cavallo tra il 2007 ed il 2008 ha segnato il momento in cui Zancano ha trasformato la sua curiosità per la pittura in un percorso reale, che lo ha visto e lo vede tuttora, continuamente alla ricerca di nuove singolari esperienze.
L’artista, è affascinato ed affascina per le incursioni ideologiche e concettuali che attua mediamente le sue opere. Egli sta creando un percorso che, proprio memore delle sue esperienze teatrali e cinematografiche, si rende episodico. Zancano, infatti, si è avvicinato alla pittura, rigorosamente ad olio, dopo aver sperimentato, per i suoi studi creativi di taglio, il disegno a carboncino e la tecnica della sanguigna, in maniera quasi metodica.
Il suo essere e definirsi creatore di idee, va inserito in un contesto attraverso il quale l’artista affronta i temi del quotidiano, del conscio, dettati da una estrema curiosità verso il mondo, le sue storie, osservate sotto la lente di un’ispirazione intima e personale. L’episodicità va ravvisata nella scelta, finora portata avanti, di realizzare diverse opere in foggia di trilogie.
L’idea del numero tre, che, in Zancano non riveste nessuna simbologia nascosta, lascia emergere, tuttavia, la volontà di conchiudere una narrazione in forma di pittura, un discorso concettuale che nasce, cresce e si afferma in un percorso circolare. Un riferimento che trova nelle radici primordiali della creazione il suo parallelo.
Le trilogie realizzate da Zancano, che pone la sua arte in continuo divenire, nascono sotto il segno di diverse scelte formali. Le prime opere, appartenenti alla trilogia intitolata “Prova colore“, già presentate con successo presso la Galleria Farini, in occasione della prima esperienza espositiva extramoenia dell’artista, sono nate sotto l’egida di un attaccamento agli stilemi dell’Iperrealismo, mentre, in successione, il percorso sta volgendosi verso un Surrealismo onirico che, tuttavia, vira, ancora, a sua volta, in direzione di un nuovo naturalismo, che vede le forme del nudo porsi al centro dell’opera, in plurime valenze concettuali. A tali forme, si avvicendano quelle di un percorso che affrontala nostra storia, il nostro tempo, gli interrogatori che l’uomo si pone o dovrebbe porsi, in un’epoca sì congiunturale e del tutto non chiara a chi, come noi, la vive, lasciandosi, spesso, sopraffare da eventi che ci paiono inspiegabilmente lontani da quanto dovrebbe accadere in una società civilmente evoluta.
In tutte queste multiple modalità di attraversare l’arte, Zancano, pone sempre, quale fil rouge della sua produzione, l’idea, forte, del gioco, del rebus, atto dialogico cheti rende tramite tra lo spazio della ideazione e quello della fruizione, punto mediano tra sé e l’osservatore.
L’artista sembra spinto da una logica di crescita e di sviluppo interno, senza errori e battute d’arresto, in direzione di un traguardo caratterizzato da sempre maggiori difficoltà. Dibattendosi in anni di studiosi pittura, che hanno rappresentato una sorta di anticamera del suo percorso, ha, successivamente, posto nella forza con cui compie il suo viaggio nell’arte, quel prestigio che raggiunge a piccoli passi. Sfogliando la galleria di alcune delle opere di Riccardo Zancano, scorgiamo i punti fondamentali di quella che può esser considerata la ricerca del maestro triestino.
Il passaggio dall’iniziale pittura di stampo iperrealista, nelle fattezze della Trilogia Prova Colore, a quella surrealista e onirica, di cui, non sono qui presenti esempi grafici, e che, invece, si collega all’enigmatica opera Chi sono? Je Suis…? / ISIS, che possiamo osservare in questa monografia, rappresentano le differenti modalità di espressione e di incursione nei meandri della pittura, che arriva a giungere alle forme e ai concetti di un simbolismo interessante.
Il cosiddetto risparmio in termini di costruzione dell’immagine si attua e si prefigura come un carattere “deista”, tipico della pittura simbolista, così come già inquadrata e concretizzata in quello che fu il manifesto stesso della corrente storica, nelle parole di Albert Aurier. Il simbolismo che si ritrova Zancano si sostanzia attraverso differenti forme, che, come nel caso delle primissime opere pittoriche, lascia emergere il munchlaniano concetto per il quale un tipo di pittura simile, raffigura le tecniche e le immagini offerte dalla tecnologia foto e video grafica.
Uno degli aspetti più singolari dell’arte di Riccardo Zancano, risiede nella compresenza di naturalismo ottico, che sconfina nelle trame dell’Iperrealismo, e di surrealismo, che si apre a un universo onirico di rappresentazioni idealizzate, ed infine, termine ultimo di compresenza, un simbolismo concettuale che utilizza la realtà quale pretesto per un discorso dalle valenze altre, alternative, per così dire, infogna di raffigurazioni di un pensiero, in maniera non mimetica. Dal visibile all’invisibile, ancora secondo trame di quel rebus che l’artista applica, insieme con le pietre preziose, nella ideazione e creazione delle sue opere, sembrerebbe una direzione da seguire per comprendere il mondo fenomenologico della ricerca artistica di Zancano. Tuttavia, egli non smette di stupirci. Nelle sue opere, si ritrova spesso una coppia dialettica ben radicata in un certo tipo di arte, che si basa sulla contrapposizione di presenza e assenza, ovvero di sinestesia, nel caso dell’Iperrealismo, e di immaterialismo nel caso del simbolismo. Tale contrapposizione svela quella che è stata definita incorporeità dell’arte, che, tuttavia, incide profondamente sui sensi, esaltando potenzialità altrimenti destinate a soccombere.
Nel secolo scorso, ad esempio, Massimo Bontempelli, asseriva che, sfiorati, analizzati, sviscerati tutti i modani cui l’arte poteva essere affrontata, non restava, agli autori, che rapportarsi al mondo attraverso una sorta di filtro; su tale istanza, lo scrittore ha sancito il principio di ironia, quale simbolo di presa di distanza tra l’osservatore e la res physica. Bontempelli affermava:
“L’ironia consuma intorno intorno minute adesioni realistiche alle superfici più caduche delle cose, e crea un’atmosfera purificata e lucida alla loro ferma e fondamentale sostanza, quella appunto che l’arte deve affrontare e attuare”.
La conditio risiede, pertanto, in quella operazione di rimuovere, in un certo qual modo, la realtà, doppiandola, rendendola iper, evitando il ricorso e la caduta in soluzioni scontate e banali. L’effetto che ne scaturisce è esteticamente e qualitativamente elevato, pregiato e poetico, al contempo, ma anche capace di attivare un processo ironico, che si pone a metà tra un universo letterario ricco di spunti e tradizione – non dimentichiamo che Riccardo Zancano è triestino, la città di Italo Svevo ed Umberto Saba, che adottò, inoltre, James Joyce – e le arti visive, una comunanza che si gioca nel solco di un iperrealismo che si mostra tramite immagini “più vere del vero”. L’ironia della realtà, inoltre, si traduce in un’arte che, quando vera, ha sentito la necessità di distruggere quella che si proponeva come una condizione servile e incongrua con “le quotidiane superfici della vita”.
Il passo in più che compie la pittura, e, nel caso nostro, Zancano, è la capacità antropologica di offrire degno luogo e spazio all’immaginazione, di modificare ciò che quotidianamente osserviamo, dunque, uno schiacciamento opposto che dalla materia deriverebbe. L’ironia, che non va vista né come sarcasmo, né come divertissement, tout court, o, quantomeno, non in tutte le occasioni, fermo restando l’autorialità delle scelte concettuali e formali di ogni artista, tenta di sconfiggere la consuetudine, gioca con l’intelletto del fruitore, apre la via alla percezione più pura, all’essenza stessa dell’opera d’arte, del suo reale hic et nunc, attraverso l’aiuto dell’intuizione.
L’osservatore, per dirla ancora con parole di Bontempelli, quando esamina un’opera di Zancano,si sente come di fronte ad uno “specchio allocatoptropico”, in cui quella che si considera la dimensione del sidereo e dell’immateriale in senso lato, dove si aboliscono le distanze, si smembrano e si ricompongono, attraverso una diversa percezione delle immagini e dei soggetti, le sembianze del mondo conosciuto.
Ironia e mistero, nella traslazione dall’iperrealismo al surreale e al simbolico, permettono a chi osserva i dipinti di Zancano, di giungere ad un limbo che pare smaterializzarsi, concettualmente, aprendosi a quella che per l’artista è la creazione ontologica delle idee, e che, per l’osservatore, diviene, invece, un’acquisizione di idee. Infatti, il verismo è, di per sé, nichilista, sembra quasi non sapere che l’ideale è parte del reale e, al contrario, coincide con la realtà, considerata superiore. E’ in tal modo, dunque, che si attua un effetto coinvolgente, che scorre sui binari della vicinanza iperrealista del piano oggettivo e del piano espressivo semantico.
Osserviamo le opere proposte dall’artista di Trieste, tentando di riceverne informazioni utili alla comprensione ma, soprattutto, utili ad una empatia sinestesia, non solo dei sensi, quanto dei concetti. La prima trilogia, che ha preso avvio nel 2008 ed è formata dalle opere Il ciclo della vita, Gocce di rugiada e prezioso istante, è filiazione di un iperrealismo che prendendo spunto da scatti fotografici particolari di natura e di birdwatching. Trasformati in pittura, si sono tramutati in dipinti impreziositi dalle gemme che Zancano ha scelto, intagliato e apposto sulla tela, anche al fine rigiocare con l’osservatore, di inscenare un rebus, un indovinello, un momento ludico attraverso il quale la fruizione diventa sintetica; momento in cui si tratta di scoprire, cercare e comprendere dove si trovano le pietre preziose, dove le ha nascoste l’artista, in raffigurazioni che paiono fotografie e che, inducono ad ironicoinganno. Qui, dunque, giunge in soccorso l’intuizione, di cui si è detto, che spinge chi osserva a trovare una nuova dimensione di comprensione, che vira anche in direzione di attimi cristallizzati, come fossero monito e descriptio delle regole della natura, madre o matrigna, ma a cui ognuno di noi deve, necessariamente, sottostare.
Queste tre opere, che raffigurano esotiche scene, dal taglio fotografico, quasi si trattasse di visioni macro, in cui soggetti, sfavillanti volatili che abitano uno spazio di foresta sono figurati in tutto il loro paradisiaco splendore, rappresentano un esotismo anche di fantasia, per alcuni aspetti, capace di trasfigurarsi in visione onirica, simbolo di una vita psichica gioiosa e libera.
Il surrealismo onirico di Zancano, affrontato attraverso le istanze iperrealiste, magrittianamente da un punto di vista esclusivamente formale e non concettuale, ha fatto propria la lezione freudiana e le teorie dell’inconscio, storicamente consolidate. Esso si apre su quella che oserei definire come una concezione della capacità umana di porsi al centro di un focus creativo della mente, liberata da qualsivoglia freno inibitori della razionalità. Attraverso l’aiuto di metafore, emblemi, analogie inusuali, gusto per il meraviglioso e per l’azzardo, sono nati questi tre lavori, estremamente suggestivi.
Andrè Breton, padre teorico del Surrealismo, nel manifesto fondatore, affermava, descrivendo così la nuova corrente:
“Automatismo psichico puro col quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato dal pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale. Il surrealismo si fonda sull’idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme d’associazione finora trascurate, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero.”
Zancano si è mosso, in questa trilogia, secondo i dettami dell’iperrealismo, nella visione di quella cosiddetta riproduzione che non è, però, solo meccanica e imitativa, ma anche approfondimento diana ricerca lenticolare, che prende avvio da Dùler, ad esempio, e che trova nel confronto diretto conta fotografia, quale mezzo di riproduzione di ciò che l’occhio vede, sostanziando un ingrandimento o un ricalco, il paradigma stilistico vero e proprio. Ciò che emerge dai tre dipinti è l’enfasi iperrealista, la quale implica, dunque, una linea e una componente di stracciamento, ricollegandosi, in maniera quasi naturale, alle istanze oniriche, proprie di un nuovo surrealismo, che si appiglia ad emblemi simbolisti.
E’ questo il messaggio pittorico concettuale che Zancano si fa creatore di idee, un continuo meccanismo che trova radici concrete nell’osservazione curiosa del mondo, nel caso fortuito che dà origine a percorsi inusitati nella vita dello stesso artista e che, fatalmente, si trova immerso in nuovi contesti, tali da sprigionare in lui volontà creative differenti.
I dipinti Il ciclo della vita, Gocce di rugiada e Prezioso istante, risultano l’emblema di un’esperienza unica e significativa, anche sotto il punto di vista figurativo. Riccardo Zancano, attua una pittura intrisa di profondo fermento, che si può riconoscere come un’essenza mitica del colore, primigenia, resa rigorosamente con la tecnica ad olio, con ricorsi all’arte esotica, capace di riportare in superficie una liberazione dell’inconscio attraverso il medium pittorico. Prendendo avvio da una descrizione lenticolare dei più minuti particolari, arricchiti in maniera originale grazie all’uso delle gemme che Zancano personalmente sceglie, intaglia, e appone sulle sue tele, in maniera meticolosa, abolendo, inoltre la distinzione netta tra la dimensione pittorica e quella reale, egli crea una emblematica ed originale commistione. Una relativa mitizzazione si va generando; la conoscenza razionale, istruita dalle tecniche del naturalismo mimetico figurativo, trova posto, in tal modo, accanto ad un superamento delle istanze spazio-temporali accademiche. In ciò, si può ravvisare un’influenza ed un parallelismo con l’arte di Henri Rousseau e con talune scelte di Gauguin del periodo tahitiano.
Quella che si prefigura come una diarchia tra iperrealismo e simbolismo surreale e che si concretizza in quel risparmio in termini di costruzione dell’immagine, al fine di salvaguardare il modo centrale dell’opera, come se fosse sotto una visione zoomata, rivela che l’idealismo del genere si contrappone al naturalismo, nella scelta di temi che l’artista tratta con un metro pittorico posto sul fronte analitico-icastico. Tuttavia, l’ideismo tipico del simbolismo, oltre a rendere conferma di una mancanza di necessità mimetica nei confronti della realtà speculare, da cui, ciononostante prende ispirazione, scarnifica i dati, li stilizza, ponendo in essere una oggettività iconica. Ancora citando McLuhan, ciò che si evince è una particolare “fiducia dell’umanità post moderna che accorda le proprie capacità interpretative”, le quali, possono nascere e svilupparsi da speculazioni ontologiche fondate sull’essenzialità, su schemi aperti e, al contempo, indeterminati, aspetto che si rinnova, inoltre, nella volontà di stupire, di non banalizzare le proprie scelte e di rendere unica la propria ricerca artistica.
I rebus che l’artista propone all’osservatore, in giochi intellettivi di semplice risoluzione ma che abbisognano dell’intuizione, e, dunque, di un’attiva partecipazione da parte del fruitore, si snocciolano tramite sia una valenza concettuale sia una fisica. Molte pietre preziose, trasformandosi quasi in pennellate, vanno cercate con attenzione sulle tele, l’occhio di chi guarda deve spostarsi, osservare i dipinti di Zancano da differenti prospettive, un po’ come fosse una sorta di monito, figlioli quella curiosità che anima l’artista giuliano e che egli utilizza quasi come un caleidoscopio per osservare la vita stessa.
A tale curiosità, si lega anche la scelta di creare e operare secondo uno schema di trilogie, al fine di dar origine a opere e percorsi pittorici che si leghino mediante nessi molto forti. Nello studio di Zancano, nel momento in cui scrivo, sono in lavorazione tre opere che vanno a formare una trilogia diversa da quella esotica, ma afferente a tematiche di natura storica e sociale, che l’artista ha intitolato “disastri umani” e che vanno ad inscenare un circuito di passato-presente-futuro, in cui ad esser raffigurati sono il disastro di Hiroshima, il crollo delle Torri Gemelle e una colonizzazione di Marte in chiave surreale. Tali scelta si legano e derivano da una curiosità spasmodica di analizzare, di fatto, il mondo, i suoi accadimenti, i comportamenti umani e le loro conseguenze. In ciò, Zancano, lascia riaffiorare le proprie esperienze teatrali e cinematografiche che dell’analisi psicologica oltre che fenomenologia, fanno il loro vessillo.
Alla commistione tra fisico e psichico si radica ancora un’altra trilogia in produzione, quella sul nudo, attraverso la quale, l’artista giuliano, mostra la capacità del corpo di plasmarsi secondo quelli che potrebbero esser definiti “suggerimenti psicologici”.
L’ultima opera qui presente è un dipinto molto sui generis, intitolato Chi sono? Je Suis…? / ISIS, un dipinto polivalente da un punto di vista semiotica, dal doppio verso, reso in forma circolare, su cui è rappresentato il simbolo cinese del Tao, universalmente noto, con all’interno il sigillo dell’ISIS e la professione della Shahada. Un doppio simbolo, quello raffigurato da Zancano che, si sofferma sul nostro tempo, sugli accadimenti che stanno costituendo la storia di oggi.
La comunanza dei due simboli, quello orientale e quello islamico, formano una dicotomia in termini, che si rivela concettuale opposta, giacché se il Tao simboleggia l’eterno principio vitale, l’universo, eteronoma sempre in movimento, il sigillo islamico, invece, rimarca, con forza, una sorta di necessità di convincimento attraverso la parola. Tuttavia, il titolo, che nelle opere del nostro artista ha un’importanza fondamentale, rivela altri “stati mentali” come lui stesso afferma, pensieri che nascono nell’animo di giorno in giorno, in maniera spontanea e non meditata, molto spesso. Inconscio ed istinto che prendono forma e trovano, nella pittura, il giusto mezzo espressivo.
Espressione che, mediante delle simbologie, più o meno cristalline, riesce a far emergere un’emozione, un sentimento che non possono rimanere muti. Se, nella Trilogia Prova colore, il ricorso a emblemi della Natura, come la foresta, gli alberi, i fiori e gli uccelli, su cui tanto si potrebbe dire, e che già, in buona sostanza risiede nella scelta dei titoli dei tre dipinti, da parte dell’artista, ugualmente accade per l’opera Chi sono? Je Suis…? / ISIS.
Nella Trilogia Prova colore sembra prender forma una sorta di luogo utopico, un mondo che non esiste, in cui, però, la vita è perennemente serena, festosa e colorata. Anzi no, è così che appare, ma ad un’attenta osservazione, ad una lettura chiarificatrice del titolo, scopriamo che la bellezza oggettiva si carica di particolari della realtà che sono imprescindibili, se non crudeli, talvolta. Sembra, però, attuarsi, al contempo, una sorta di rifiuto per il nostro mondo, troppo angusto, in direzione di un altrove spiritualmente più ricco. Il trattamento cromo-luministico di queste tre opere, rispetta, grazie all’uso della pittura ad olio, il luccichio, il palpito istantaneo, l’icasticità dei riflessi dell’atmosfera e della foresta, trattamento pittorico che non rivela un impulso alla semplificazione, quanto, semmai, un cangiantismo di inquadrature che non scade nella meccanicità del gesto pittorico puramente mimetico.
Quello che nella ricerca pittorica di Zancano può apparire come un artificio, imitante la naturali profonda, rivela, invero, un’anima intellettuale, che fa apparire la natura a sua volta artificiale, fantasticamente rimodellata, pronta ad asservire uno di quei profondi “stati mentali” da cui l’artista non riesce a divincolarsi e che, forte della curiosità, avanzano di pennellata in pennellata.
Natura e Storia, Verità e Bellezza, Realtà e Mito, antitetiche coppie ontologiche, attraverso simboliche scelte formali, si ritrovano, nell’arte di Riccardo Zancano, ad esser soggetti di una perfetta sintesi, in un plurimo rapporto dialogico che prende forma, in primis, in un punto mediano situato tra l’idea dell’artista e la realizzazione del dipinto; in seconda battuta, tra il lavoro finito e la presentazione al pubblico; infine, tra l’opera e il canale interpretativo del fruitore. Un ginepraio che consta di tre passaggi, come una trilogia concettuale, affascinante, intricata ed intrigante, stimolante e capace di riempire gli occhi e la mente.
L’ultima opera, che può si definirsi provocatoria ma che è rivestita di simili intenti, si sviluppa su un territorio epistemologico in cui, chiarito che le certezze positive sono, oggi, in crisi profonda e risultano come sospese in un limbo inafferrabile, appaiono ed emergono i veri problemi storici, che affondano le proprie radici in una sorta di spazio a-temporale. Domande ed interrogativi che mutano in quesiti simbolici, probabilmente destinati a rimanere senza risposta e che sono come sigillati da un’interrogazione misterica.
In Chi sono? Je Suis…? / ISIS, il punctum concettuale si trova nell’architettura della composizione, che si attua tramite il simbolo cinese del Tao e che scandisce poi gli spazi attraverso una compenetrazione speculare, e che trasforma in processo di addizione e incastro tra le due parti, mostrando due lati opposti e inscindibili, che metaforicamente rappresentano la natura umana. Il simbolo tout court e la scrittura del sigillo islamico, di filiazione storico-ideologica, profondamente radicata nel nostro tempo, tanto da aver spinto l’artista a porsi quella fatidica domanda che da sempre angustia l’umana specie, e ha spinto l’uomo a volersi conoscere, rappresentano, nella loro commistione, una sorta di metonimia di pensiero che non trova unica soluzione ma si mostra aperta ad infinite variabili, tante quante saranno le menti che dinanzi al dipinto si interrogheranno.
Naturalmente, entra in scena anche ciò che può definirsi tramite la proprietà evocativa di caloriche vanno a rimpinguare la realtà stessa, esclusa da scelte formali di natura non mimetica. Si cercano, pertanto, radici ataviche, antropologiche, della società medesima, capaci di legare, a doppio filo, intere generazioni. Programmaticamente, mediante la lezione simbolista, si attua quel che oserei definire un culto laico-soggettivo nei confronti di un’icona, di un emblema, rivestiti di una carica metaforica estrema. Nel caso, dunque, diChi sono? Je Suis…? / ISIS, la diarchia tra significato e significante va a pregiarsi di un notevole scarto semantico che, attraverso pochi ma essenziali elementi, porta il fruitore ad interrogarsi assieme all’artista.
Fondamentale, tuttavia, è che in Zancano ritorna sempre l’elemento di realtà, capace di ricondurre l’osservatore a non spingersi troppo oltre in una riflessione sulla Natura, sulla Storia, sulla Società e sulla Verità. Come novelle vanitas, le opere ci spingono in direzione di riflessioni profonde, intime ma al contempo universali. Alla bellezza formale e stilistica dei soggetti, fa spesso da contraltare un elemento definibile freudianamente perturbante che, malgrado ciò, restituisce all’opera il quid riflessivo e ideista tramite cui traduce il dipinto dal bello all’utile. Una sorta di carattere transitorio che va dal tratto decorativo al tratto concettuale. Come accade per la fotografia, in cui alla qualità formale e tecnica si sovrappongono un apporto ed una valenza speculativa, allo stesso modo ciò avviene per i dipinti di Zancano. Quel che si compie, in tale caso è definibile come una nobilitazione che ha alla sua base il referente della tecnica e del valore estetico.
Come affermava Alberto Savinio “le arti non si rivalgono della qualità materiale e tangibile delle cose, sebbene di quella impalpabile, ma più intima e profonda: si rivalgono della qualità metafisica delle cose”.
Zancano compie un passo in più, trasforma l’impalpabilità in una tangibilità necessaria ad evocare riflessioni, giochi intellettuali e narrazioni. Egli intaglia, come fa abilmente con le sue pietre preziose, scenari reali o utopici, in cui sta al fruitore trovare la giusta trasparenza, il giusto taglio interpretativo. Come nell’arte orafa, Zancano, anche in pittura, offre un’ispirazione, un suggerimento, elementi bellezza e straordinaria tecnica stilistica; ciò che ne deriverà in seguito, dipende, in larga misura, dalla comprensione di tutti gli elementi, di cui l’intagliatore di gemme e di pittore, ci offre i mezzi.
“La differenza tra le memorie false e quelle vere è la stessa che per i gioielli: sono sempre quelli falsi che sembrano i più veri, i più brillanti”, asseriva Salvador Dalì. Nel caso di Zancano, è tutto racchiuso in noi e la ricchezza deriva dalla volontà e dalla fiducia attraverso cui, ognuno di noi, è in grado di mettersi in gioco
a cura di Azzurra Immediato